sabato 14 luglio 2012

La sindrome del “papà senza figliolanza”

Da Stefano, collega papà, sodale nell'associazione culturale Periferie Al Centro e nel progetto "Papà Al Centro!"

Puntualmente come ogni anno da metà giugno, insieme all’arrivo di quell’insopportabile caldo che a Milano rende la vita oggettivamente una pratica faticosa, scatta la sindrome “dell’uomo single” e, ciò che qui conta, quella del “papà senza figliolanza”……da giovane quando leggevo titoli di film come “la moglie in vacanza, il marito in città” non ne capivo in fondo il senso e l’unico esempio che avevo era quello di mio padre che, un po’ per scelta e un po’ per necessità, moglie e figli li teneva con sé a Milano.
Poi è arrivato Edoardo e, per il quinto mese di luglio dal 2008 in poi, anche per me è iniziato ora il periodo appunto della sindrome del “papà senza figliolanza” che, saltuariamente, diventa “…e anche senza moglie” (quando la mamma raggiunge Edoardo, in vacanza con i nonni).
Ora l’assenza della moglie/compagna/fidanzata fa scattare quel fenomeno tipico degli uomini denominabile come “regressione allo stato animale”, cioè a dire che l’uomo liberatosi dell’ “altra metà del proprio universo” dà libero sfogo a quelle pulsioni/desideri frustratamente repressi (richiamare amici che non si vede da una vita, evitare di dover rifare ogni mattina il letto ecc. ecc.) perché – inutile girarci intorno – chi comanda in casa non è certamente l’uomo…..ma senza figliolanza lo scenario cambia perché, in questo caso, è come se si fosse costretti a vivere senza una parte di sé stessi, una componente cioè costitutiva e imprescindibile del proprio essere.
E’ vero che finalmente non si è costretti a vedere in TV sempre e solo cartoni animati, ascoltare in automobile quelle insopportabili canzoncine e fiabe, passare ore e ore a spingere un’altalena con dentro un essere che non fa altro che dimenarsi, ecc. ecc. Però caspita che vuoto!
Un vuoto che, da un lato, può essere anche un’occasione di crescita e di riflessione sul proprio ruolo di papà lontano dalle tensioni proprie della quotidianità. Dall’altro un momento per recuperare quelle dimensioni del proprio essere uomo che, talvolta e/o spesso a seconda, vengono trascurate o messe in secondo piano rispetto ai doveri/impegni sia di marito/compagno che di papà a cui si è - giocoforza spesso - richiamati.
Si è costretti allora a improbabili chiacchierate telefoniche nelle quali si cerca di surrogare l’assenza del rapporto vis a vis con domande, il + delle volte un misto fra la banalità e l’inutilità (“cosa hai fatto oggi?”, “ti sei divertito?”, “cosa hai mangiato?” ecc. ecc.) a cui, a parti invertite, sfido chiunque a trovare interessante rispondervi.
Insomma……ma se Milano chiudesse a Luglio-Agosto anche per i papà “senza figliolanza” ?

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